... nella selezione del cavallo Criollo, gli allevatori praticano una rigorosa scrematura, realizzando per loro condizioni di vita e di lavoro assolutamente naturali ...

Il Cavallo Criollo

La parola Criollo è di origine spagnola, ed indica una varietà di cavalli indigeni dell’Argentina che trae le sue origini da cavalli importati dagli Spagnoli nel XVI secolo di sangue Andaluso, Berbero e Arabo. Nelle immense pianure del Rio della Plata il cavallo Criollo crebbe e si moltiplicò in assoluta libertà; l’isolamento da influenze esterne, durato circa tre secoli, portò questi animali ad assumere un livello di omogeneità tale da poter essere definita una vera e propria razza. Quasi 400 anni vissuti in libertà hanno forgiato le sue doti eccezionali di resistenza alle malattie, frugalità e adattabilità alle condizioni ambientali. La rusticità è vista come una condizione irrinunciabile nell’allevamento e nella selezione del cavallo Criollo, gli allevatori praticano una rigorosa scrematura, realizzando per loro condizioni di vita e di lavoro assolutamente naturali.
Il Cavallo Sudamericano ( Meticcio o Criollo ) è il cavallo più rustico al mondo,viene selezionato per il lavoro sul bestiame ed è adatto a tutti i percorsi di campagna; è un cavallo affidabile e indipendente, abituato a lavorare con l’uomo come fedele compagno; è il cavallo ideale per chi vuole dedicarsi all’equitazione di campagna ed ai lunghi trekking. Ha un carattere energico, volenteroso, tenace, di buona indole.
Ha testa corta e leggera, proporzionata al corpo con orecchie piccole e distanziate, occhi espressivi; il collo è piramidale, muscoloso e arcuato, mediamente lungo, e si accorda correttamente al garrese, alla spalla e al petto con fasci muscolari ben scolpiti.

Il Criollo non è considerato una razza molto precoce, per questo gli allevatori consigliano di iniziare la doma a partire dai 4 anni quando la muscolatura e la conformazione scheletrica del cavallo è ben sviluppata. La resistenza è l’orgoglio e vanto degli allevatori che organizzano periodicamente gare di marcia su distanze lunghissime.
Il Criollo Sudamericano ha un’ altezza relativamente modesta, tra 138-150 cm al garrese, una forma compatta, arti robusti e muscolosi, molto forte e agile; il torace è ampio e profondo, il dorso è ampio e con reni possenti, arti forti con zoccoli piccoli ma conformati e duri.
Uno dei mantelli più diffusi è l’isabella con estremità, coda e criniera scure, riga mulina e zebrature sugli arti (gatiado), l’ovuno o sorcino (grigio scuro con tendenza al marrone o al grigio topo), il baio, il sauro, il palomino ed il roano.

La Tropilla

Uno degli aspetti più interessanti della cultura equestre argentina, consiste in un insieme da sei a venti cavalli, tutti rigorosamente castrati, una madrina e un lunar. I castroni, spesso dello stesso mantello, vengono chiamati fratelli; l’aspirazione di ogni gaucho è quella di possedere un alto numero di cavalli e che i fratelli abbiano i mantelli il più simile possibile.
Uno degli aspetti più interessanti della cultura equestre argentina, consiste in un insieme da sei a venti cavalli, tutti rigorosamente castrati, una madrina e un lunar. I castroni, spesso dello stesso mantello, vengono chiamati fratelli; l’aspirazione di ogni gaucho è quella di possedere un alto numero di cavalli e che i fratelli abbiano i mantelli il più simile possibile.
I Fratelli lavorano abbastanza duramente, ognuno nei compiti dove mostra maggiore abilità, lavorano a turno e se le giornate sono lunghe e pesanti i cavalli vengono cambiati una o due volte. Una buona tropilla permette turni sufficientemente distanziati e la possibilità di un buon recupero di questi animali.
Il Lunar, ha un colore completamente diverso dai fratelli, è un soggetto particolarmente curato dal proprietario che viene impiegato solo per del lavoro leggero, ed ha il compito di far ben apparire il suo padrone in pubblico, quindi avrà un ottimo addestramento e un’ ottima presenza.
La Madrina è il fulcro della tropilla e i fratelli non si allontanano mai da lei e la seguono ovunque, essa porta un collare con una campanella che serve da continuo richiamo per gli altri componenti del gruppo e soprattutto per essere facilmente individuata dal gaucho che spesso prima ancora che sorga l’alba deve recuperare i cavalli dal pascolo e prepararli per il lavoro giornaliero. Il colore del suo mantello è completamente diverso da quello dei suo discepoli, deve avere un carattere deciso e forte , ma allo stesso tempo mansueto, tanto da permettere al gaucho di prenderla, avere il controllo sulla madrina vuol dire avere il controllo su tutta la tropilla.
I Fratelli lavorano abbastanza duramente, ognuno nei compiti dove mostra maggiore abilità, lavorano a turno e se le giornate sono lunghe e pesanti i cavalli vengono cambiati una o due volte. Una buona tropilla permette turni sufficientemente distanziati e la possibilità di un buon recupero di questi animali.
Il Lunar, ha un colore completamente diverso dai fratelli, è un soggetto particolarmente curato dal proprietario che viene impiegato solo per del lavoro leggero, ed ha il compito di far ben apparire il suo padrone in pubblico, quindi avrà un ottimo addestramento e un’ ottima presenza.

LA MARCIA ANNUALE DI RESISTENZA

La qualità fondamentale che caratterizza questa razza è la resistenza alla fatica prolungata e la capacità di un pronto recupero con un’alimentazione di solo pascolo.
Fu proprio grazie alle sue eccellenti doti che si poté realizzare un’impresa epica nel 1925, quando un allevatore partì da Buenos Aires con due cavalli argentini, dando inizio ad un viaggio che doveva durare due anni. Attraverso Bolivia, Perù, Messico, giungendo a Washington dopo aver percorso circa 18.000 km in compagnia dei medesimi cavalli con cui era partito.
I cavalli erano due criolli che provenivano dalla Patagonia di 17 anni e 15 anni.
Mancha era un overo rosato Manchado, rosato con diverse intensità e con grandi macchie bianche; Gato era un gadiato ossia un colore fulvo con gli arti tigrati, molto apprezzato e tipico.
Fu un viaggio lunghissimo, pieno di avventure, molto impegnativo con caldi soffocanti e freddi intensi, molto spesso alimentati da un pascolo scarso e di qualità scadente; ma giunsero alla meta in buone condizioni.
La prova annuale di resistenza divenne un’ occasione unica per dimostrare concretamente la rusticità, la resistenza e la capacità di adattarsi all’ambiente, alle variazioni climatiche, alla presenza di insetti, capacità di sopportare per lungo tempo senza soffrire la bardatura appesantita dal cavaliere e dall’attrezzatura senza rimanere fiaccato, capacità anche di poter sopravvivere di solo pascolo traendone il massimo beneficio.